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| Santuario di San Romedio nella Val di Non San Romedio è costruito su uno sperone roccioso che si affaccia su una profonda gola dalle pendici boscose. Il santuario dedicato a San Romedio è in realtà formato da sei chiese, realizzate una sopra l'altra nel corso dei secoli e collegate fra loro da ripide rampe di scale. Secondo la tradizione, sulla sommità di questa rupe si fermò Romedio, nobile tirolese signore del Castello di Thaur il quale, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, spogliatosi dei suoi averi, decise di ritirarsi in una grotta per condurvi vita da eremita. Alla sua morte l'austera dimora venne trasformata in chiesetta, meta di devozione e pellegrinaggi.
domenicano Bartolomeo da Trento che, verso il 1240, compilò una raccolta di vite di santi seguendo il genere letterario agiografico, reso famoso pochi decenni dopo dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze. Narra dunque Bartolomeo del giovane Romedio, signore del Castello di Thaur, in Tirolo, rimasto solo al mondo e unico erede di grandi ricchezze. Allevato dalla madre secondo i precetti della fede, decide di rinunciare ai beni terreni per dedicarsi alla sequela di Cristo, recandosi, insieme a due compagni, in pellegrinaggio a Roma. Lungo la strada fa tappa a Trento, dove è affettuosamente accolto dal vescovo Vigilio, a cui Romedio fa una cospicua donazione. Al ritorno, Romedio si reca sicuro in val di Non, dove, a pochi passi dal luogo del martirio di Sisinio, Martirio e Alessandro, decide di stabilire la sua dimora di eremita. Un giorno, mentre il cavallo del santo sta pascolando, viene
attaccato e sbranato da un orso bruno. Romedio, bisognoso di un mezzo di trasporto per recarsi a Trento in visita al Vescovo Vigilio, non si perde d’animo e, con l’aiuto della preghiera e di un discepolo, mette i finimenti all’orso che, d’ora in poi, sarà sua docile e fedele cavalcatura. Se si esclude l’incongruenza cronologica dell’amicizia fra San Vigilio (appartenente ad un periodo molto anteriore) e San Romedio, gli altri elementi della leggenda sono vivi ancor oggi nell’iconografia tipica del santo, raffigurato spesso in abiti da eremita, con il bastone del pellegrino e a cavallo di un orso. A parte i tratti leggendari, la figura storica del nobile tirolese che si fa eremita in Anaunia è da collocare nella seconda metà del sec. XI.
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